venerdì 21 gennaio 2022

Lacrimevole fine di un peto in mano cortigiana

 


Casa Bianca, metà Giugno 2009, Berlusconi a Washington, conferenza stampa finale. Obama illustra l’esito delle conversazioni, atmosfera distesa, cordiale, brillante. All’improvviso un poderoso peto squarcia l’aria. Tutti si girano di scatto verso Mr. Berlusconi. Non c’è ombra di dubbio: è stato lui. Il primo ministro italiano sorride accattivante. Fa finta di nulla.
Stupore assoluto! L’ha fatto apposta?! Gli è scappato?!
Mistero.
Attimi di gelo. Obama riprende, conclude e passa la parola all’ospite.
Frizzi, lazzi, sorrisi, battute, ammiccamenti; il premier italiano è un fiume in piena.
Chiude con un enigmatico, “…e non si muove foglia che Obama non voglia!”. Giornalisti e diplomatici si guardano attoniti.
Parte un applauso di circostanza. Obama sorride affabile.
Brusio, mormorii, ilarità repressa. Qualcuno si gira verso cameramen e fonici: sarà stato registrato?
Strette di mano, ok alle telecamere, sorrisi, abbraccio finale, “Goodbye Mr President!”. “Goodbye Mr.Berlusconi!”.

Roma, Palazzo Chigi, urla disperate al cellulare, è Gianni Letta: “Ma cosa ha fattoooo! Alla Casa Bianca! In faccia al mondo! Dio Dio Dio Dio! …Non è possiiiibile!”. Arriva Bondi: viene convocata l’unità di crisi; scatta l’allarme rosso. Iperemici e congesti arrivano Cicchitto, Quagliariello e Capezzone.
Intanto a Palazzo Grazioli, Bonaiuti e Vito si affannano attorno all’altarino su cui troneggia l’effigie di don Baget-Bozzo in ray-ban e maglietta rosa shocking da vecchio flaneur. Accese sei candele e fatta un’orazione, accorrono anch’essi al luogo del raduno.
Arrivano Ghedini, Brambilla e Tremonti. Il trust di cervelli si mette al lavoro. Si intrecciano torniti e sottili argomenti. Ben presto, intorno al peto, si delineano due agguerrite scuole di pensiero, quella della “involontarietà” (Ghedini-Tremonti) e quella della “volontarietà” (Cicchitto-Capezzone). La disputa è lunga e complessa, ricca di sostanza logica come di dialettico orpello.
Gli Involontaristi premono perché sia il lato “materiale” ad essere privilegiato: scusabile incidente, surmenage del Presidente, passeggere difficoltà enteriche, pneumatismi, caldo, dieta sbagliata, piccolo abuso di pasta e fagioli in quel di Napoli, disagio climatico, scompenso da fuso, stress da viaggio; ma, soprattutto, i ritmi infernali di un uomo che nulla si risparmia quando è in gioco il bene del paese.

I Volontaristi insorgono: linea sbagliatissima! Assurda! Si incrina l’immagine del premier vitale, vincente, instancabile, ancora pienamente padrone del suo corpo. No! Si dia mano all’audacia! Si giuri e si spergiuri che il peto è stato assolutamente intenzionale.
Ennesima manifestazione della contagiosa spontaneità del leader, del suo spirito gioiosamente antiprotocollare, del suo saper essere vicino alla gente; la prova provata che il Presidente è “un uomo che ama la vita”; in tutti i suoi aspetti, anche quelli più intimi e più sanamente plebei.
Il peto è pura gioia di vivere partecipata agli altri; senza formalismi. “Si citi senz’altro” – sibila ispirato Bondi – “il celeberrimo, terenziano, Homo sum, humani nihil a me alienum puto ”.

Fervono le discussioni, gli animi si riscaldano. Passa il tempo, l’accordo non si trova. Finché, risolutiva, ecco la genialata di Quagliariello.
C’è una terza formula per risolvere l’impiccio: l’inesistenza.
Né volontario, né involontario; il peto, semplicemente, non è mai esistito.
I visi si illuminano. Tremonti plaude; Letta fa misurati cenni di assenso; Bondi si scioglie in lacrime. Com’è che non ci si è pensato prima?!
Il genio sagace del professor sottile riporta tutti al cospetto della verità: quanto può durare nella memoria teleidioVisiva degli Italiani, l’ideuzza sgangherata di un peto?!
Poche ore al massimo! Dunque, spegnere la notizia in Tv, moltiplicare i servizi su abbronzatura, creme protettive e ansia pre-balneare da sovrappeso; mostrare qualche retata di camorristi in Campania, un po’ di militari in giro per le strade, e, soprattutto, martellare senza pietà su Kakà, Ronaldo e Ronaldinho.
Insomma, non parlarne.
E quanto alle eventuali registrazioni audio/video (quand’anche ci fossero); dov’è la prova assoluta che di “scorreggia” si sia trattato e non di altro?! Potrebbe ben essere stato il cigolio anomalo di una porta, un jet militare, la suola gommata della scarpa di una guardia del corpo, uno strano volatile di passaggio; al limite, un rumorista di Hollywood pagato dai Komunisti!
Ovazione generale! Gaetano, sublime intelletto!
Salvatore dell’ottimo capo!
La Brambilla gli stampa un bacio sulla fronte; altri lo acclamano, “Principe delle discussioni”.
Si chiama Vespa, si prenota una puntata di “Porta a Porta”; tema: “La scarpa italiana nel mondo”. L’imperativo – categorico e impegnativo per tutti – è dirottare, sviare, spostare; senza dimenticarsi, naturalmente, di confondere.
Si dirama una circolare urgente a tutte le sedi del PdL: per almeno due mesi, in discorsi ed incontri pubblici, evitare tassativamente la voce “ripeto”. Sostituire con “ribadisco”.


gigi monello